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domenica 19 giugno 2016

Stimoli e sensazioni da un lungo giro.

Un paio di giorni su e giù per il Mercantour, l'ambizione di affrontare un numero di colli forse un po' folle, un meteo imprevedibile ma in fondo clemente, un rally che, con la chiusura delle strade, qualche uovo nel paniere (diciamo così) l'ha rotto e la sorpresa di un Bed and Breakfast fuori dagli schemi ma da non perdere: una sola camera in una casetta tra i boschi, con una famiglia molto cordiale (mi hanno invitato e ho cenato con loro).

Ecco gli ingredienti dal mio fine settimana dedicato al giro dei 25 colli. Non sono stati venticinque, perché un paio li ho fatti la settimana scorsa e, soprattutto, perché le soste causate dal rally sul Turini mi hanno obbligato a sopprimerne alcuni, riducendo, così, il totale a una ventina. Non li elencherò né farò un resoconto del viaggio.

Voglio solo mettere in ordine e fissare alcune delle sensazioni che mi sono rimaste vivide.

Innanzitutto i colli di Turini, de l'Orme e Braus, attraversati viaggiando spesso contromano rispetto alle auto del rally, che si spostavano da un punto all'altro: rombi di motore, odori di benzina e olio bruciato, segni neri sull'asfalto, alcune situazioni pericolose. Il fascino delle corse.
Poi il col del la Madone de Gorbio: l'altra faccia di Mentone e Nizza, come quella nascosta della luna: viaggiare a quasi mille metri slm ma con le città della costa azzurra proprio lì sotto. Punti di vista.
Il col d'Èze, con la vista su uno dei più bei golfi del mondo, dove si raccoglie, e si esibisce, una buona parte della ricchezza mondiale. I soldi che comprano la bellezza.
Il colle di un'altra Madone, a Thiery, dodici chilometri di strada stretta ma con curve molto dolci e fondo non proprio pulito, che sale in costa e che è da ripercorrere al ritorno, perché il colle porta a Thiery ma non va oltre. Quasi nessun rettilineo, quasi nessun tornante. Una strada da percorrere con calma, prendendo il ritmo di un lungo e sensuale lento, da ballare abbracciati alla propria moto.
Le gorge di Daluis, un ambiente unico, panorami corti e stretti ma grandiosi, che riuniscono l'opera della natura e quella (minima) dell'uomo, così raccolti che nessuna foto, mai, potrà rendere giustizia.
Infine il col de la Bonette. La pioggia che mi ci ha colto oggi ha amplificato, se possibile, il senso di rispetto che già nutrivo per quello che per tutti i motociclisti che circolano da queste parti è considerata una signora delle Alpi.
Insomma, un giro senza dubbio faticoso ma molto stimolante.

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